giovedì 23 dicembre 2010

Ingannato parte 1 di 2


Mi promisero gloria e andai!
Abbracciai un fucile,
cercando la sua giustizia
e andai, e andai!

Lottavo per la pace…
Lottavo per la libertà…
Per riportare l’ordine.

Non conoscevo il nome
di quelle terre,
la lingua e gli usi
del suo popolo,
fin quando il mio paese
non mi ci spedì…
Non conoscevo il nome
della morte
fin quando
il mio paese
mi spedì
fra le sue braccia…

D’un tratto vidi
la mia bandiera che si logorava,
ardendo con fiamme d’odio…

Tutto quello in cui credevo…
Tutto ciò per cui lottavo…

Libertà… 
Giustizia…
Democrazia…

Si spargevano nelle ceneri,
il prezzo con cui
un paese, non più mio,
ripagò… la fedeltà.


mercoledì 22 dicembre 2010

Ingannato parte 2 di 2


Disperdersi

nell'infinito

nascondersi 

nell'ombre

ritrovare

la luce 

sentendo

il suo calore.

Disperdersi

disperdersi

disperdersi

nell'infinito...

ascoltare

la voce

dell'universo

frammentandosi

al di là del ponte...

frammentandosi

al di là del ponte...

al di là del ponte...

al di là del ponte...

al di là del ponte...

e

disperdersi...

martedì 21 dicembre 2010

Riesumazione


Un’altra notte è passata.
Tra le mura amiche
della solitudine.
Dall’ombra che li avvolgeva
entità ignote
cessano di nascondersi
prendendo vita.
Iniziano a parlarmi,
riesumando ricordi
d’un’amicizia creduta sincera.
Un’amicizia che è ora è perduta.
In un vuoto di parole è caduta.
Parole dette invano.
Senza significato.
Mentre in gocce d’acqua
si spargono
nel vuoto.
Ora si trasformano.
Diventano nebbia.
M’appannano la vista
impedendomi di vedere
la realtà
ch’inizia a cambiare.
Strano.
Era al sicuro.
Pensavo non fosse tornato…
Vivo…
Da dove l’avevo nascosto.
Era sepolto.
Nell’antro d’un labirinto.
A leghe di profondità
immune vi giaceva.
Ora mi rende confuso.
Tremante.
Incapace d’agire.
Qualcosa,
infine,
appare.
Materializzato dal nulla.
Con agile scatto leva
la sua maschera,
rivelando un’entità
che nel tempo avevo
dimenticato,
abbandonato,
lasciandola vagare
pe’ flussi cosmici.
Torna con la sua rabbia.
Le carezze ch’un tempo donava
sono diventati temibili pugni
che come dardi infetti
mi colpiscono
ferendomi.
Non c’è spiegazione.
Non c’è motivo
per cui accade.
I miei fantasmi
stanno tornando.
Con atroci grida 
vogliono vendetta
e le mie ossa sepolte
sotto terra
nell’eternità.

lunedì 20 dicembre 2010

Teocrito - Il Ladro Di Miele


Un’ ape punse un giorno il ladro Amore,

mentre da un alveare rubava miele;

Lo punse dappertutto sulla punta delle dita.

Preso da dolore, si soffiava sulla mano,

batté i piedi e fece un balzo;

e mostrando ad Afrodite il suo malanno,

si lagnava:

“L’ape è una bestiola così piccola,

e procura ferite così grandi!”

E la madre ridendo:

“ E tu non sei come le api?

Sei piccolo e procuri ferite così grandi!”

sabato 18 dicembre 2010

Poesia Antica Giapponese - Betsugen


Tutta la notte penso

al labirinto della vita. 

Impossibile visitare  

gli abitanti dell’Ade.  
 
Il tentativo autoritario 

di far passare 

un cavallo per un cervo 

Fu ridicolo. 

E altrettanto fu l’attacco 

alla vita incantata del drago. 

Spregevole! 
 
E’ nell’oscurità 

che gli occhi sondano 

la terra ed il cielo, 
 
Nel sogno 

che gli afflitti  cercano 

il presente, il passato. 

Basta! 

La luna di montagna 

riempie la finestra. 
 
Chi è solo fallisce. 

Il giardino si è riempito 

del canto dei grilli.

giovedì 16 dicembre 2010

Federico Garcia Lorca - Le Sei Corde


La chitarra fa piangere i sogni. 

Il singhiozzo delle anime sperdute

sfugge dalla sua bocca rotonda 

e come la tarantola 

tesse una grande stella 

per irretire sospiri 

che fluttuano 

nella sua nera cisterna di legno. 

mercoledì 15 dicembre 2010

Jules Verne - La Vita


 Il Passato non è, ma può raffigurarsi,

e in un vivente ricordo vedersi;

L'avvenire non è, ma può nascondersi

sotto i tratti brillanti d'una credula speranza!

Solo il presente è, ma improvviso si lancia

simile al lampo, in seno al nulla!

Così l'esistenza è davvero

una speranza, un punto, un ricordo!

martedì 14 dicembre 2010

Coro Di Voci Tremanti Prologo


     La storia è ambientata in un tempo
simile tra il sonno e la veglia.
     Tutto l'ambiente circostante è al buio.
     Timidamente le luci si fanno spazio 
nelle tenebre, continuando quella eterna lotta
sulla supremazia dell'esistenza o non esistenza,
poichè entrambe hanno bisongno del loro tempo
e della loro reciproca lotta tra odio e amore
per poter entrambe continuare ad esistere
in due luoghi contemporanei.
       Durante questa lotta, dove non si ha
né un vincitore, né un vinto, tutto resta
in un leggero equilibrio di luce ed ombra,
fin quando qualcosa non accade e l'equilibrio,
ora diventato instabile, inizia ad oscillare.
      Sul proscenio si intravedono tre sedie,
poste in modo simmetrico per formare un triangolo.
      In questo gioco di sottile equilibrio, la musica
compie mano a mano il suo ingresso in scena,
con le tastiere, che iniziano a suonare
una base atmosferica seguita, dopo due giri
all'unisono dal violino, che esegue il tutto
con terze minori d'una differente tonalità d'un tono più alto.
      A questo punto gli attori, escono dalle quinte
uno ad uno, alternandosi tra un'uscita e l'altra.
      Sulla scena le luci illuminano i protagonisti
nel loro ordine di entrata, seguendone nei particolari
i loro minimi gesti che creano nello spazio
linee immaginarie, figure geometriche ben definite.
     Solo quando un raggio di luce sfugge dal centro
d'attenzione e illumina le tre sedie, essi, lentamente,
si spostano su di esse, sedendosi, mentre due attori
restano in piedi, ma sempre vicino alle sedie poste agli estremi.
     E' in questo momento che le figure hanno un volto,
illuminato dai proiettori in una bianca luce spettrale
dal basso verso l'alto, ed una storia da raccontare.
     Poi, su di loro, torna di nuovo la penombra ed il silenzio
mentre sul fondo del palco appaiono delle lapidi,
delle lapidi dove c'è scritta la loro storia.

lunedì 13 dicembre 2010

Coro Di Voci Tremanti



     E' un lamento di voci, il nostro.
     Un lamento di voci tremanti,
strappate dalla nostra terra,
rapite dai nostri sogni
che ci costringono a vagare in una realtà
che assomiglia ad un triste sonno senza risveglio.
     La vecchiaia ci affievolisce
la pelle, consumata dagli agenti atmosferici,
che erodono il nostro corpo
esposto alle intemperie della putrefazione.
     Il dolore è diventato l'unico sentimento
che avvolge la pelle,
l'unico sentimento che sono ancora
in grado di riconoscere e di provare.
    Le stelle, che lì nell'alto
ci osservano le prendo da guida,
poichè so che non sono solo
nel mio errare da Caino.
     C'è qualcuno da qualche parte
che mi vuol far scontare la pena
e mentre mi guida, le macchie
che avvolgono la mia anima
una ad una si dissolveranno
e nella penombra me ne andrò
poichè il mio debito è stato pagato,
ogni macchia è stata cancellata,
e la mia anima tornerà pura
mentre le fiamme che m'avvolgevano
si trasformeranno in una densa nube
ed il nostro lamento di voci tremanti
si tramuterà in un coro di voci supremo.

venerdì 10 dicembre 2010

Sera D'Autunno - A. Crapsey


 Ascolta...
Con un fruscio 
secco
e lieve
simile a
scalpiccio 
di fantasmi 
che passano,
le foglie 
accartocciate
dal gelo
si staccano
dagli alberi
... e ...
Cadono.

mercoledì 8 dicembre 2010

Pasolini - Alla Bandiera Rossa


Per chi conosce solo il tuo colore
bandiera rossa,
tu devi realmente esistere
perchè lui esista.

Chi era coperto di croste
è coperto di piaghe.

Il bracciante diventa mendicante,
il napoletano, calabrese,
il calabrese, africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.

Chi conosceva appena il tuo colore,
bandiera rossa,
sta per non conoscerti più,
neanche con i sensi.

Tu che già vanti tante glorie
borghesi ed operaie,
ridiventa straccio
e il più povero ti sventoli!

martedì 7 dicembre 2010

George Orwell - Animali D'Inghilterra


Animali d'Inghilterra,
d'ogni clima e d'ogni terra,
ascoltate il lieto coro:
Tornerà l'età dell'oro!

Tosto o tardi tornerà:
l'uom tiranno a terra andrà;
per le bestie sol cortese
sarà l'alma terra inglese.

Non più anelli alle narici,
non più giochi alle cervici,
e per sempre in perdizione
andran frusta, morso e sprone.

Sarem ricchi, sazi appieno:
orzo, grano, avena, fieno,
barbabietole e foraggio
saran sol nostro retaggio.

Più splendenti i campi e i clivi,
e più puri i fonti e i rivi
e più dolce l'aer sarà
Quando avrem la libertà.

Per quel dì noi lotteremo,
per quel dì lieti morremo,
vacche, paperi, galline,
mille bestie, un solo fine.

Animali D'Inghilterra,
d'ogni clima e d'ogni terra,
ascoltate il lieto coro:
Tornerà l'età dell'oro!

lunedì 6 dicembre 2010

Federico Garcia Lorca - Paesaggio


La sera sbagliando 
si vestì di freddo.

Dietro i vetri 
appannati
tutti i bambini
vedono tramautarsi
in uccelli
un albero giallo.

La sera è distesa
lungo il fiume.

Un rossore di mela
trema sui tetti.

domenica 5 dicembre 2010

Il Leone E La Mosca


        Un giorno la mosca si svegliò e si trovò sulla pancia di un leone 
che stava digerendo all'ombra dopo un lauto pranzo a base di prede.
Intentendo che il momento era favorevole, la moscadecise di fare 
in modo di diventare amica del leone.
In fondo si trattava del re degli animali!
    Non perse tempo e cominciò a svolazzare di quà... di là...
per poter attirare l'attenzione della belva, ma on scarso successo.
Il leone non le dava affatto retta, nonostante lei si agitasse 
con tutte le sue forze.
La mosca tentò allora di entrare nell'orecchio del leone, nel suo naso, 
sotto la coda e gironzolò senza successo alcuno.
    Alla fine, mal accettando l'indifferenza dimostrata dalla belva, 
la mosca si avvicinò all'orecchio del leone e disse:
"O grande re, io sono uno degli animali più piccoli, 
ma desidero fare un patto d'amicizia con te, 
così potremo vivere in santa pace nella stessa foresta."
Il leone iniziò a ridere della mosca e non tenne 
in alcun conto la sua richiesta di amicizia.
Gli sembrava davvero ridicolo un patto del genere
fra il re degli animali ed un insetto. 
La mosca tornò alla carica ma con scarsi risultati. 
Il leone perse addirittura la pazienza e sferrò una tale zampata, 
che la mosca, per salvarsi dovette rifugiarsi nell'orecchio del leone.
A questo punto, il re degli animali, ormai stufo della presenza dell'insetto, 
diede altri due colpi sul proprio orecchio, allo scopo di liberarsi del seccatore.
     Durante questa lotta impari la mosca si fece abbastanza male e decise
di vendicarsi. 
    Un giorno, mentre il leone dormiva, riuscì ad intrufolarsi nelle sue narici
insediandosi in fondo al naso, disturbando non poco il sonno della belva.
     Questa, non riuscendo a tirarla fuori dalla narice, per la disperazione
prese a dare nasate su una roccia insanguinandosi il regale muso. 
Non c'era nulla da fare. 
Il leone, impazzito per quel terribbile fastidio,
e in preda alla rabbia per il sangue che gli colava dal naso, 
si lanciò da una roccia e morì.
     All'ultimo istante, la musca uscì dal naso del leone morente,
si poggiò sul suo orecchio e sussurrò:
"Come ti senti adesso: vuoi ancora far pace, o la mia amicizia 
non ti interessa?"

venerdì 3 dicembre 2010

Funeral Kiss


Un bacio.
Un ultimo bacio.
Null'altro
poi...
M'addormentero'
avvolto
da un funereo
velo...
Null'altro...
Null'altro...
Solo
un ultimo
bacio
che sia
eterno...

mercoledì 1 dicembre 2010

Guarda In Alto

Ispirato dal monologo finale del grande dittatore di Charlie Chaplin


 
Guarda in alto, 
le nuvole si diradano.
Comincia a splendere il sole.
Prima o poi usciremo dall’oscurità
indirizzandoci verso la luce,
e vivremo in un mondo nuovo,
un mondo più buono, 
in cui gli uomini
si solleveranno 
al di sopra della loro avidità,
del loro odio, 
della loro brutalità.
Guarda in alto, 
l’animo umano troverà le sue ali
e finalmente comincerà a volare,
a volare sull’arcobaleno
verso la luce della speranza, 
verso il futuro,
il glorioso futuro che appartiene
a te,
a me,
a tutti noi.
Guarda in alto, 
lassù.
Troviamo la strada dell’arcobaleno
Percorriamola assieme,
lasciando da parte tutte le divergenze,
tutte le diversità.
Quella sarà la nostra strada,
una strada piena di luce, 
dove il sole
brillando su di noi
manderà i propri raggi da est.