Lettura della poesia Inno A Satana di Giosuè Carducci...
Questo testo, data la sua lunghezza - 200 versi - sarà diviso in quattro parti...Quindi verrà pubblicato dai punti di inizio di lettura...
A te, de
l'essere
principio immenso,
materia e spirito,
ragione e
senso;
Mentre ne' calici
il vin scintilla
sì
come l'anima
ne la pupilla;
Mentre sorridono
la terra e il sole
e
si ricambiano
d'amor parole,
e corre un fremito
d'imene arcano
da'
monti e palpita
fecondo il piano;
A te disfrenasi
il verso ardito,
te
invoco, o Satana,
Re del convito.
Via l'aspersorio,
prete, e il tuo
metro!
no, prete, Satana
non torna in dietro!
Vedi: la ruggine
rode a Michele
il
brando mistico,
ed il fedele
spennato arcangelo
cade nel
vano.
Ghiacciato è il fulmine
a Geova in mano.
Meteore pallide,
pianeti
spenti,
piovono gli angeli
da i firmamenti.
Ne la materia
che mai non dorme,
Re
dei i fenomeni,
Re de le forme,
sol vive Satana.
ei tien l'impero
nel
lampo tremulo
d'un occhio nero,
o ver che languido
sfugga e
resista,
od acre ed umido
provochi, insista.
Brilla de' grappoli
nel lieto
sangue,
per cui la rapida
gioia non langue,
che la fuggevole
vita ristora,
che
il dolor proroga,
che amor ne incora.
Tu spiri, o Satana,
nel verso mio,
se
dal sen rompemi
sfidando il dio
de' rei pontefici,
de' re cruenti;
e
come fulmine
scuoti le menti.
A te, Agramainio,
Adone, Astarte,
e
marmi vissero
e tele e carte,
quando le ioniche
aure serene
beò
la Venere
Anadiomene.
A te del Libano
fremean le piante,
de
l'alma Cipride
risorto amante:
A te ferveano
le danze e i cori,
a
te i virginei
candidi amori,
Tra le odorifere
palme d'Idume,
dove
biancheggiano
le ciprie spume.
Che val se barbaro
il nazareno
furor
de l'agapi
dal rito osceno
con sacra fiaccola
i templi t'arse
e
i segni argolici
a terra sparse?
Te accolse profugo
tra gli dèi
lari
la plebe memore
ne i casolari.
Quindi un femineo
sen
palpitante
empiendo, fervido
nume ed amante,
la strega pallida
d'eterna cura
volgi
a soccorrere
l'egra natura.
Tu a l'occhio immobile
de
l'alchimista,
tu de l'indocile
mago a la vista,
del chiostro torpido
oltre i
cancelli,
riveli i fulgidi
cieli novelli.
A la Tebaide
te ne le cose
fuggendo,
il monaco
triste s'ascose.
O dal tuo tramite
alma
divisa,
benigno è Satana;
ecco Eloisa.
In van ti maceri
ne l'aspro sacco:
il
verso ei mormora
di Maro e Flacco.
Tra la davidica
nenia ed il
pianto;
e, forme delfiche,
a te da canto,
rosee ne l'orrida
compagnia
nera,
Mena Licoride,
Mena Glicera.
Ma d'altre imagini
d'età più
bella
talor si popola
l'insonne cella.
Ei, da le pagine
di Livio,
ardenti
tribuni, consoli,
turbe frementi
sveglia; e fantastico
d'italo
orgoglio
te spinge, o monaco,
su 'l Campidoglio.
E voi, che il rabido
rogo non
strusse,
voci fatidiche,
Wicleff ed Husse,
a l'aura il vigile
grido
mandate:
s'innova il secolo,
piena è l'etate.
E già già tremano
mitre e
corone:
dal chiostro brontola
la ribellione,
e pugna e prèdica
sotto la stola
di
fra' Girolamo
Savonarola.
Gittò la tonaca
Martin Lutero;
gitta
i tuoi vincoli,
uman pensiero,
e splendi e folgora
di fiamme
cinto;
Materia, inalzati;
Satana ha vinto.
Un bello e orribile
mostro si
sferra,
corre gli oceani,
corre la terra:
Corusco e fumido
come i vulcani,
i
monti supera,
divora i piani;
Sorvola i baratri;
poi si
nasconde
per antri incogniti,
per vie profonde;
Ed esce; e indomito
di lido in
lido
come di turbine
manda il suo grido,
come di turbine
l'alito spande:
ei
passa, o popoli,
Satana il grande.
Passa benefico
di loco in loco
su
l'infrenabile
Carro del foco.
Salute, o Satana,
O ribellione,
O
forza vindice
de la ragione!
Sacri a te salgano
gl'incensi e i
voti!
Hai vinto il Geova
de i sacerdoti.