Parte 1
Personaggi: uno stivale e vari
stivali che svolgono il ruolo di comparse che non parlano e non si
muovono.
La scena che segue è ambientata
nel 2030.
E' notte. Qualche luce fioca
illumina la stanza di un piccolo mercatino dell'usato in periferia di
una piccola provincia.
In scena ci sono molti scaffali
che espongono le merci più svariate dai colori più improponibili.
Siamo nel reparto vestiti.
Il protagonista è uno stivale
esposto assieme all'altra merce. Si trova in alto a destra dietro
altre scarpe da ginnastica.
Ho una lunga lunga storia
da raccontare, da far sapere.
È una storia ricca di glorie
ma anche di sventure – non
poche -.
Sono sempre stato sfortunato
come stivale – così mi chiamo,
è per via della mia forma
che mi hanno dato questo nome.
Il perché, non so, ma dal
principio,
chiunque mi vedesse provava
il forte istinto primordiale
di calzarmi necessariamente,
prender le redini – spesso con
la forza -
ed indossar questo stival.
Che avessero stile, dignità
o capacità, non importava.
no. mai. Questo non contava.
Nessuno teneva a mente ciò.
Nessuno pensava che volessi
solamente essere libero.
L'importante divenne che per chi
mi indossasse – non importava
chi fosse – dovessi calzare
a tutti i costi a pennello.
Nel caso in cui la misura
del piede di turno che calzava
non fosse stata giusta,
perfetta...
si trasformavano in calzolai.
Lavoravano tutto il tempo,
giorno e notte, per riuscire
ad entrare nel mio stivale.
Quante trasformazioni subite!
Non solo dovevo ospitarli
con i loro piedi puzzolenti,
ma dovevo anche ringraziarli
perché loro mi trasformavano,
ed ogni volta che per fortuna
se ne andavano, emanavo
un sospiro di sollievo. Relax
solitudine. Pace. Libertà.
Ma il sogno non durò a lungo.
Presto altri si susseguirono.
A tutti dovevo adeguarmi.
A tutti dovevo inchinarmi!
Presto tornarono a volermi,
presto tornarono a calzarmi
trasformarmi...
trasfigurandomi...
… ed
io ero stanco di tutti. Stanco!