giovedì 17 febbraio 2011

Shakespeare - Riccardo III - Atto I Scena I


L'inverno del nostro scontento
è reso estate gloriosa sotto questo sole di York,
e tutte le nuvole che incombevano minacciose
sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo
dell'oceano. Le nostre fonti sono cinte di
ghirlande di vittoria,le nostre armi malconcie appese
come trofei,le nostre aspre sortite mutati in lieti incontri,
le nostre marce tremende in misure deliziose di danza.
la guerra dal volto grifagno ha spianato la fronte corrugata,
e ora, invece di montare destrieri corazzati per atterrire le
anime di nemici impauriti, saltella agilmente nella camera
di una signora al suono seducente di un liuto.
Ma io che non fui fatto per tali svaghi,
ne fatto per corteggiare uno specchio amoroso;
io che sono di stampo rozzo e manco della maestà d'amore
con la quale pavoneggiarmi davanti a una frivola ninfa
ancheggiante, io sono privo di ogni bella proporzione,
frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice,
deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo
che respira, finito a metà, e questa cosi' storpia e brutta
che i cani mi abbaiano quando zoppicco accanto a loro,
ebbene io, in questo fiacco e flautato tempo di pace,
non ho altro piacere con cui passare il tempo se non
quello di spiare la mai ombra nel sole e commentare
la mia deformità.
Perciò non potendo fare l'amante
per occupare questi giorni belli ed eloquenti,
sono deciso a dimostrarmi una canaglia 
e a odiare gli oziosi piaceri dei nostri tempi.
Ho teso trappole, ho scritto prologhi infidi 
con profezie da ubriachi, libelli e sogni 
per spingere mio fratello Clarence e il re 
a odiarsi l'uno contro l'altro mortalmente;
E se Re Edoardo è giusto e onesto quanto io sono astuto
falso e traditore, oggi Clarence dovrebbe essere imprigionato
grazie a una profezia che dice che G. sarà l'assassino 
degli eredi di Edoardo.
Tuffatevi pensieri intorno alla mia anima.

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