venerdì 24 settembre 2010

Arthur Rimbaud - Alba



Ho baciato l’alba, d’estate.
Nulla si muoveva ancora sul frontone dei palazzi.
L’acqua era morta.
Gli accampamenti d’ombre
Non lasciavano la strada del bosco.
Ho camminato.
Destando gli animi vivi e tiepidi.
Le gemme guardarono e le ali s’alzarono senza rumore.
La prima impresa fu nel sentiero già pieno
di freschi e pallidi splendori.
Un fiore che mi disse il suo nome.
Risi alla cascata che si scapigliò attraverso gli abeti.
Sulla cima argentata ravvisai la dea.
Allora sollevai a uno a uno i veli.
Nel viale, agitando le braccia.
Per la pianura dove l’ho annunciata al gallo.
Nella grande città, ella fuggiva tra i campanili e le cupole.
Correndo come un mendicante sulle banchine di marmo,
io le davo la caccia.
In cima alla strada, presso un bosco di lauri,
l’ho avvolta nei suoi veli ammassati
ed ho sentito un poco il suo immenso corpo.
L’alba e il fanciullo caddero ai piedi del bosco.
Al risveglio era mezzogiorno.  

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