Inauguriamo il nuovo anno sul blog con una rubrica che parla di libri che farò una volta che verranno letti. Il primo post per questa rubrica lo dedico al libro "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Ho iniziato a leggere questo libro la sera del 24 Dicembre e l'ho finito il 6 Gennaio. Posso dire che è stato il mio libro delle feste con il quale ho concluso e iniziato l'anno.
La lettura l'ho trovata molto suggestiva e intrigante con molti spunti che ho segnato e un po' di materiale da cercare. Ma iniziamo a parlare del libro.
Il tema principale di quest'opera si basa sul lettore e il piacere della lettura. Il protagonista principale del romanzo non ha un nome. Viene semplicemente chiamato il lettore e lo troviamo subito occupato a leggere il nuovo libro di Calvino. Dopo un po' si accorge che ci sono degli errori di tipografia e si perde tra le varie parole alle quali non riesce a trovare una fine.
Torna in libreria per farsi cambiare la copia ed incontra un'altra persona che lo accompagnerà nella durata del romanzo.
Tornato a casa può leggere finalmente il libro ma si accorge che quello che sta leggendo non è il libro di prima. Inizia così una serie di vicissitudini dove il lettore troverà sempre dei libri diversi rispetto a quello del titolo, sempre senza fine e soltanto con la parte iniziale di romanzi inediti.
L'opera parla di vari libri che in realtà non esistono e che hanno lasciato una una forte curiosità al lettore e alla lettrice.
Ci sono stati molte parti che hanno richiamato la mia attenzione e parlano quasi tutte del processo di scrittura o del piacere della scrittura. Ecco alcuni passaggi che ho segnato:
"I romanzi lunghi scritti oggi sono forse un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono."
"Mi sono abituato così bene a non leggere che non leggo neanche quello che mi capita sotto gli occhi per caso. Non è facile: ci insegnano a leggere da bambini e per tutta la vita si resta schiavi di tutta la roba scritta che ci buttano sotto gli occhi. Forse ho fatto un certo sforzo anch'io per imparare a non leggere, ma adesso mi viene proprio naturale. Il segreto è di non rifiutarsi di guardare le parole scritte, anzi, bisogna guardarle intensamente fino a che non scompaiono."
"Alle volte penso alla materia del libro da scrivere come qualcosa che già c'è: pensieri già pensati, dialoghi già pronunciati, storie già accadute, luoghi e ambienti visti; il libro non dovrebbe essere altro che l'equivalente del mondo non scritto tradotto in scrittura."
Ci sono anche molti altri passaggi che meritano di essere letti, ma se ancora non lo avete letto non voglio rovinare il piacere della sorpresa.
A voi è piaciuto il libro? Quali sono le parti che più vi hanno interessato?
A presto!
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